IL SONDAGGIO: - Carbone come combustibile?

domenica 5 ottobre 2014

Incontro pubblico: "Licheni e inquinamento nell’isontino Proviamo a fare chiarezza"

Mercoledì 8 ottobre ore 20:30 sala WWF Monfalcone
Via Valentinis 134 (ingresso Via delle Mandrie)

Alcune settimane fa l’ARPA FVG in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste ha presentato il risultato del biomonitoraggio tramite licheni effettuato in una vasta porzione dell’isontino. 
La lettura delle conclusioni della “relazione tecnica” dello studio ci ha indotto a serie preoccupazioni rispetto alla presenza di inquinanti in alcune aree della città di Monfalcone. 
Essendo la materia molto complessa, per illustrare i risultati dello studio,  il Comitato NO Carbone Isontino ha deciso di organizzare un incontro pubblico, interverrà il professor Mauro Tretiach,
docente di Botanica e di Biomonitoraggio all’Università di Trieste



mercoledì 19 marzo 2014

Quando i numeri non mentono...


La campagna pubblicitaria scatenata da A2A per convincerci che la centrale di Monfalcone non inquina ha prodotto una ridda di numeri e commenti sugli stessi che ha reso difficile comprendere quello che sta veramente accadendo nel nostro territorio.
Non siamo presuntuosi, possiamo anche sbagliare, ma a partire dai numeri vorremmo tentare di fare un po’ di chiarezza.
Per questo ci siamo posti alcune domande:


1) Il carbone è l’unico combustibile fossile conveniente per la produzione elettrica in Italia, e quindi l’unico possibile?

La risposta ci viene da TERNA, il gestore della rete elettrica del nostro paese, che sul suo sito pubblica i dati storici disaggregati per tipologia di combustibile utilizzati per la produzione italiana.
Il documento si trova qui: http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=7cNBnermDLQ%3d&tabid=653

Una elaborazione di questi dati permette di arrivare ai seguenti grafici:



Da questi si evince che dal 1999 in poi il combustibile più usato nella produzione elettrica in Italia è il Gas naturale.
La quantità di energia prodotta con il gas è in calo dal 2008 in poi (seguendo l’andamento generale della diminuzione del consumo di energia a causa della crisi), mentre continua a crescere le percentuale del carbone e dalle fonti rinnovabili.

In ogni caso ancora nel 2012 il 44% dell’elettricità prodotta in Italia derivava dal Gas naturale e, presupponendo che le aziende elettriche (ormai società private)  non lavorino in perdita o facciano beneficenza  in assenza di profitti, questo dimostra che la produzione elettrica con il Gas è possibile nel nostro paese.

Che poi il carbone sia economicamente più conveniente, questo è certamente vero, ma dobbiamo domandarci quali sono i costi sociali e ambientali pagati dalla collettività per il suo utilizzo, mentre alle aziende private vanno i relativi profitti.


2) Quanto carbone viene bruciato dalla centrale di Monfalcone?

In assenza di fonti indipendenti non possiamo che riferirci ai dati comunicati dalla stessa A2A nella “Dichiarazione Ambientale 2010 Aggiornamento al 31/12/2011” che è possibile reperire all’indirizzo: http://www.a2a.eu/gruppo/export/sites/default/a2a/it/sostenibilita/strumenti/politica/documenti/DA_CTE_Monfalcone_Aggiornamento2012.pdf



L’ultimo dato fornito si riferisce al 2011, ed è di 360.000 Tonnellate Equivalenti Petrolio (tep) bruciate in un anno.
Poichè 1 tep  = 0.75 T carbone (fonte wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Tonnellata_equivalente_di_petrolio ), nel 2011 la centrale ha bruciato 486.000 tonnellate di carbone.

Facciamo notare che lo stesso grafico riportato da A2A  nella “Dichiarazione Ambientale 2010” a pag.85 è errato, invertendo il consumo di carbone con quello dell’olio combustibile (OCD) : http://www.a2a.eu/gruppo/export/sites/default/a2a/it/sostenibilita/strumenti/politica/documenti/Monfalcone_def.pdf
Questo ci aveva indotto a fornire un dato sbagliato nel consumo di carbone in un nostro precedente articolo.


3) Quanti inquinanti emette la centrale di Monfalcone?

Ancora una volta siamo in assenza di fonti indipendenti e ci riferiamo alla “Dichiarazione Ambientale 2010 Aggiornamento al 31/12/2011” di A2A:




Il dato più rilevante è certamente quello delle 47 Tonnellate di PM10 emesse nel 2011.
A2A afferma che i valori delle concentrazione di inquinanti emessi al camino vengono monitorati e rispettano i limiti di legge.

Quello che è certo è che gli inquinanti emessi (anche quelli qui non riportati, come i metalli pesanti e le diossine) si accumulano nel territorio circostante la centrale, attiva ormai da 50 anni.


4) La brochure di A2A recapitata in tutte le case è attendibile?

Quella brochure l’abbiamo letta e riletta, e un dato (che A2A attribuisce all’ARPA FVG) ci pare del tutto inverosimile:
Tra le polveri sottili (PM10) presenti nell’area di Monfalcone, solo lo 0.26% viene emesso dalla centrale!



Questo dato fa a pugni con quello dichiarato dalla stessa A2A di 47 tonnellate/annue di PM10 emesse.
Infatti se così fosse poichè 47T corrispondono a 0.0026, con una semplice proporzione di ottiene che nell’area di Monfalcone vengono emesse oltre 18.000 tonnellate di PM10 ogni anno, una cifra enormemente alta.

Per continuare con i paragoni poichè dal grafico pubblicato da A2A la combustione della legna nell’area di Monfalcone emette 92 volte (24/0.26) le polveri emesse dalla centrale,  tenuto conto dell’emissione di PM10 delle stufe a legna di 250 [g/GJ] (valore intermedio tra caminetto 500[g/GJ]  e stufa pellet 50[g/GJ]), e del potere calorifico ponderale medio del legno 18.5 [MJ/Kg], si arriverebbe a calcolare che a Monfalcone si bruciano ogni anno 1 miliardo di tonnellate di lega da ardere!

I nostri tentativi di rintracciare sul sito dell’ARPA FVG i dati citati da A2A sono stati infruttuosi.
Il documento del 30 giugno 2013 citato, è reperibile all’indirizzo:

ma non fa accenno a questo 0.26%  di PM10.

Quando abbiamo provato a mettere in dubbio questo dato sulla stampa locale (vedi http://nocarbone.blogspot.it/2014/02/comunicato-stampa.html ) A2A ci ha risposto ribadendo la correttezza e chiamando in causa ARPA FVG, che però non è intervenuta in alcun modo nel dibattito.

Fino a prova contraria il nostro dubbio rimane...


COMITATO NO CARBONE ISONTINO

venerdì 7 febbraio 2014

Comunicato Stampa

In questi giorni è in atto a Monfalcone e in tutto il mandamento una massiccia campagna pubblicitaria di A2A con l'evidente intento di rassicurare la popolazione sulla salubrità della presenza della centrale. 
Il nostro comitato non ha certo la disponibilità di mezzi per rispondere ad una pubblicità così insistente, ma la lettura della brochure che è stata recapitata in tutte le case ci spinge a replicare almeno sui media, e per ragioni di spazio affrontiamo solamente tre punti. 
I dati sull'inquinamento citati nella brochure fanno riferimento ad una "relazione sul monitoraggio della qualità dell'aria nella Regione Friuli Venezia Giulia del 30 giugno 2013", che sarebbe disponibile sul sito dell'ARPA. Poi però cercando su quel sito i numeri messi nero su bianco da A2A non si trovano, ed anzi il dato che dice che la centrale è responsabile solo dello 0.26% delle polveri sottili (PM10) emesse nell'area di Monfalcone sembra inverosimile.  
Infatti se così fosse, poichè 100 diviso 0.26 fa 384,  a Monfalcone traffico, riscaldamento, e altre "attività industriali" immetterebbero nell'aria una quantità di polveri pari a quelle prodotte contemporaneamente da 384 centrali come quella A2A! Ci permettiamo di dubitare, tenuto conto che la centrale brucia oltre 80.000 tonnellate di carbone ogni anno. 
Un'altra osservazione riguarda la modalità con la quale A2A fa il raffronto con le altre nazioni europee per dimostrare che continuare a produrre energia elettrica con il carbone è l'opzione migliore.  I dati riportati, infatti, fotografano la situazione attuale, ma non tengono conto dei programmi che molti paesi si sono dati per dismettere l'uso del carbone. 
Prendiamo ad esempio la Germania che, a oggi, produce il 45% della sua energia con il carbone e si trova alle prese con la (giusta!) dismissione delle sue centrali nucleari. 
Ebbene dal 1990 ad oggi in Germania il consumo di carbone per la produzione elettrica si è dimezzato (si aprono nuove centrali a carbone ma se ne dismettono di più di quelle vecchie) e i piani energetici nazionali prevedono che nel 2050 l'uso del carbone diverrà marginale. 
Stesso discorso può essere fatto per la Spagna che dal '90 ha ridotto il consumo di carbone del 47% e per la Gran Bretagna che lo ha ridotto del 49% (fonte U.S. Energy Information Administration *). 
Infine: A2A sottolinea il valore aggiunto dato dai suoi dipendenti e dalla loro professionalità, e su questo non possiamo che concordare.  
Crediamo però che il modo migliore per tutelare questi lavoratori e il loro posto di lavoro non sia quello di perseverare nell'uso del carbone. 
Proprio in questi mesi si stanno discutendo a livello comunitario i prossimi obbiettivi europei di riduzione dei gas serra (dei quali la combustione del carbone è uno dei maggiori responsabili) da rispettare entro il 2030. 
Se l'obbiettivo di riduzione si attestasse, come pare, tra il 35 e il 40%, anche per il nostro paese si imporrebbe di adottare una legislazione che limiti l'uso del carbone visto che da esso deriva oltre il 30% di emissione nazionale di Co2. 
Anche la tutela dei posti di lavoro passa, quindi, per delle scelte lungimiranti e che vadano nella direzione di cercare alternative al carbone. 

Distinti Saluti 
Comitato NO Carbone Isontino