IL SONDAGGIO: - Carbone come combustibile?

venerdì 7 febbraio 2014

Comunicato Stampa

In questi giorni è in atto a Monfalcone e in tutto il mandamento una massiccia campagna pubblicitaria di A2A con l'evidente intento di rassicurare la popolazione sulla salubrità della presenza della centrale. 
Il nostro comitato non ha certo la disponibilità di mezzi per rispondere ad una pubblicità così insistente, ma la lettura della brochure che è stata recapitata in tutte le case ci spinge a replicare almeno sui media, e per ragioni di spazio affrontiamo solamente tre punti. 
I dati sull'inquinamento citati nella brochure fanno riferimento ad una "relazione sul monitoraggio della qualità dell'aria nella Regione Friuli Venezia Giulia del 30 giugno 2013", che sarebbe disponibile sul sito dell'ARPA. Poi però cercando su quel sito i numeri messi nero su bianco da A2A non si trovano, ed anzi il dato che dice che la centrale è responsabile solo dello 0.26% delle polveri sottili (PM10) emesse nell'area di Monfalcone sembra inverosimile.  
Infatti se così fosse, poichè 100 diviso 0.26 fa 384,  a Monfalcone traffico, riscaldamento, e altre "attività industriali" immetterebbero nell'aria una quantità di polveri pari a quelle prodotte contemporaneamente da 384 centrali come quella A2A! Ci permettiamo di dubitare, tenuto conto che la centrale brucia oltre 80.000 tonnellate di carbone ogni anno. 
Un'altra osservazione riguarda la modalità con la quale A2A fa il raffronto con le altre nazioni europee per dimostrare che continuare a produrre energia elettrica con il carbone è l'opzione migliore.  I dati riportati, infatti, fotografano la situazione attuale, ma non tengono conto dei programmi che molti paesi si sono dati per dismettere l'uso del carbone. 
Prendiamo ad esempio la Germania che, a oggi, produce il 45% della sua energia con il carbone e si trova alle prese con la (giusta!) dismissione delle sue centrali nucleari. 
Ebbene dal 1990 ad oggi in Germania il consumo di carbone per la produzione elettrica si è dimezzato (si aprono nuove centrali a carbone ma se ne dismettono di più di quelle vecchie) e i piani energetici nazionali prevedono che nel 2050 l'uso del carbone diverrà marginale. 
Stesso discorso può essere fatto per la Spagna che dal '90 ha ridotto il consumo di carbone del 47% e per la Gran Bretagna che lo ha ridotto del 49% (fonte U.S. Energy Information Administration *). 
Infine: A2A sottolinea il valore aggiunto dato dai suoi dipendenti e dalla loro professionalità, e su questo non possiamo che concordare.  
Crediamo però che il modo migliore per tutelare questi lavoratori e il loro posto di lavoro non sia quello di perseverare nell'uso del carbone. 
Proprio in questi mesi si stanno discutendo a livello comunitario i prossimi obbiettivi europei di riduzione dei gas serra (dei quali la combustione del carbone è uno dei maggiori responsabili) da rispettare entro il 2030. 
Se l'obbiettivo di riduzione si attestasse, come pare, tra il 35 e il 40%, anche per il nostro paese si imporrebbe di adottare una legislazione che limiti l'uso del carbone visto che da esso deriva oltre il 30% di emissione nazionale di Co2. 
Anche la tutela dei posti di lavoro passa, quindi, per delle scelte lungimiranti e che vadano nella direzione di cercare alternative al carbone. 

Distinti Saluti 
Comitato NO Carbone Isontino