IL SONDAGGIO: - Carbone come combustibile?

giovedì 14 dicembre 2017

CON LA CALMA: VITO E CISINT SI ACCORGONO DELLA SEN2017

A oltre un mese dalla firma della SEN2017 e a 15 giorni dal nostro comunicato anche l'assessora regionale Vito e la sindaca Cisint si accorgono che la nuova norma impone la chiusura della centrale entro il 2025. Riportiamo sotto gli articoli usciti su "Il Piccolo"
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13-12-2017
Scatta il count down per l'abbandono dell'utilizzo del combustibile fossile. Lo conferma ora il Piano strategico nazionale
Entro il 2025 stop al carbone per l'A2A

di Giulio Garau
È ufficiale: c'è l'ok del governo, entro il 2025 o in alternativa entro il 2030, a meno di anticipazioni imposte dal mercato, anche la centrale termoelettrica di Monfalcone dell'A2A, come la quasi totalità di quelle italiane, dovrà cessare l'utilizzo del carbone. A imporlo una prescrizione contenuta all'interno della Strategia energetica nazionale (Sen), definita in questi ultimi giorni a Roma, proposta e sostenuta anche dal Fvg in sede di Commissione energia della Conferenza delle Regioni, che fa specifico riferimento al concetto di decarbonizzazione dell'economia e di transizione energetica con il graduale abbandono delle fonti fossili. Ne ha dato notizia l'assessore regionale ad Ambiente ed Energia, Sara Vito, che ha commentato l'emanazione del decreto del ministero dello Sviluppo cconomico e del ministero dell'Ambiente che adotta la Sen 2017, il Piano decennale del Governo italiano per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico. Secondo Vito, si tratta di un riconoscimento importante del governo per una visione strategica che prefigura un futuro senza carbone per l'impianto di Monfalcone. In realtà la strategia della decarbonizzazione è in preparazione da tempo da parte del governo. L'anticipazione era uscita nei mesi scorsi su alcune pubblicazioni e su siti specializzati. Del resto è un'onda che interessa tutti gli stati Ue. Anche perché, come ha scritto la scorsa settimana il Financial Times che cita uno studio di Carbon Tracker, think-tank sul clima (ha analizzato la situazione di oltre 600 impianti del Vecchio continente), più della metà delle centrali a carbone nell'Ue sono in perdita e quasi tutte, entro il 2030, entreranno in una «spirale di morte». Secondo l'analisi si potrebbero evitare 22 miliardi di perdite se nel prossimo decennio si riuscisse a uscire dal carbone. Tuttavia c'è anche una forte spaccatura all'interno dell'Ue su quanto veloce debba essere l'uscita dal carbone perché ogni Paese vuole bilanciare la lotta al cambiamento climatico con le esigenze di sicurezza energetica. Le centrali a carbone infatti sono la spina dorsale del sistema elettrico in molti paesi europei ma stanno affrontando crescenti difficoltà economiche derivanti dalle normative introdotte per ridurre le emissioni e dall'aumento della concorrenza delle fonti rinnovabili. Circa il 54% degli impianti a carbone europei è già in perdita, spiega l'analisi di Carbon Tracker, e tale percentuale salirà al 97% entro il 2030 se i governi europei adotteranno le azioni necessarie per centrare i target ambientali previsti dall'accordo di Parigi. «C'è da registrare - sottolinea Vito - anche il dialogo che la Regione ha inteso sviluppare con A2A per ricercare soluzioni condivise che portino ad una riconversione dell'impianto mirata alla sostenibilità ambientale e all'occupazione». In particolare, Vito ha evidenziato la cosiddetta "position paper" prodotta dalle Regioni, le cui linee sono state poi recepite dalla Sen, alla quale l'assessore ricorda di aver contribuito introducendo il perseguimento degli obiettivi dello scenario "low carbon" per il quale è necessario «promuovere il riferimento ad un percorso di superamento della produzione di energia elettrica dal carbone a favore di sistemi ambientalmente più sostenibili». La Sen 2017 è il risultato di un processo articolato e condiviso durato un anno che ha coinvolto enti, operatori e esperti del settore energetico.

14-12-2017
Il rilancio del Comune
«No al carbone dal 2025? Anticipiamolo al 2021»
Cisint e l’assessore Cauci critiche dopo l’annuncio della Regione
«Pronti a battere i pugni per uno stop anticipato ad A2A»

di Laura Borsani

Il Piano energetico nazionale carbon free 2025-2030 ha sollevato rabbia, quando non l'amara indifferenza all'insegna del «niente di nuovo sotto il sole» . Dall'amministrazione comunale partono i "siluri" per ciò che viene ritenuta una «beffa», se non una vera e propria «presa in giro». Insomma, è il tenore generale, di che cosa stiamo parlando? «Lo sapevano tutti, da due anni si parlava della chiusura della centrale nel periodo 2025-2030, era già nei piani del governo Renzi», dicono il sindaco Anna Maria Cisint e l'assessore all'Ambiente Sabina Cauci. «Al Tavolo con la stessa A2A era ormai noto e risaputo. Da qui ad allora peraltro può cambiare tutto, vista la fluidità del mercato elettrico». Con Cisint a rincarare: «Intanto oggi ci troviamo a sorvegliare i fumi della centrale, provvedendo ad inviare le segnalazioni alle sedi preposte, centrale che ha aumentato la produzione di fronte alla crisi del mercato del gas».Toni forti in particolare nei confronti dell'assessore regionale all'Ambiente Sara Vito. E la convinzione, quella del sindaco e dell'assessore, che «siamo semplicemente in campagna elettorale». È come un cerino acceso gettato tra i rami secchi. Tanto che Cisint rilancia dicendosi «pronta a battere i pugni con la Regione e il governo, per chiedere l'uscita dal carbone nel 2021, seguendo le orme della Francia». Chiamate in causa sono le Bat europee (le Best available techniques, ovvero le migliori tecniche disponibili, impiantistiche e di gestione per garantire bassi livelli di emissione di inquinanti, ndr), ai fini della revisione Aia della centrale. «Ispra aveva assicurato che le direttive europee sarebbero state applicate alle centrali a carbone attraverso la verifica delle Autorizzazioni ambientali lo scorso agosto, come c'era stato confermato in occasione del convegno tenutosi a giugno a Monfalcone - spiega Cauci -. Stiamo ancora aspettando. La risposta alle nostre costanti richieste al ministero è sempre quella: "è imminente". Se tanto mi da tanto, c'è da pensare che tutto slitterà al prossimo Governo nazionale». E Cisint: «Siamo di fronte all'incapacità di ridurre i tempi sull'Aia, anzi, oggi apprendiamo che non si rivedono».Un passaggio, le Bat, considerato utile a «procedere con la revisione Aia - aggiunge Cisint - che non era avvenuta ai fini della scadenza del 2017 con l'intervenuta proroga. È un ritardo inaccettabile. È grave come grave è l'approccio della Regione che ora fa passare il decreto di chiusura delle centrali come un risultato trionfale. Ma di cosa stiamo parlando? Questa è piuttosto la conferma dell'inettitudine ad agire sul problema del carbone. Perseguiremo la nostra linea e chiederemo l'anticipazione al 2021, come ha fatto la Francia. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità, compresa l'assessore Vito, che nel piano in questione non è mai stata chiara».Cisint e Cauci ricordano un ulteriore aspetto: «È da sei anni - affermano le due esponenti della giunta comunale di Monfalcone - che attendiamo l'applicazione della direttiva europea Euratom (la Comunità europea dell'energia atomica, ndr), in ordine alle rilevazioni della radioattività della centrale, fissata prima del 2018. Altri paesi hanno già provveduto». Cisint quindi incalza: «Dove sono i piani di riconversione, delle alternative occupazionali e dello smantellamento e bonifica del sito della centrale? Abbiamo chiesto accordi in tal senso. Noi siamo pronti per concludere tutto entro il 2021».

mercoledì 6 dicembre 2017

Comunicato: LA CENTRALE VA CHIUSA ENTRO IL 2025

Riportiamo il comunicato stampa congiunto di Legambiente e Comitato NO Carbone Isontino in merito alla SEN 2017 . Sotto il trafiletto con tanto di errore nel titolo comparso su Il Piccolo.

Monfalcone 30/11/2017
SEN 2017: LA CENTRALE VA CHIUSA ENTRO IL 2025

Lo scorso 10 novembre i Ministri Calenda e Galletti hanno firmato il Decreto Ministeriale contenete la Strategia Energetica Nazionale (SEN) .
La nuova SEN era un atto atteso da tempo che, seppur ancora insufficiente, traduce in maniera dettagliata gli impegni sottoscritti dal nostro paese alla conferenza di Parigi del 2015 (COP21) riguardo alla riduzione delle  emissioni di gas-serra .

Questo fatto è passato sotto silenzio da parte dei media e delle istituzioni locali, ma ha grande rilevanza poiché il Decreto per la prima volta indica la data del 2025 come il limite entro il quale dismettere tutte le centrali elettriche alimentate a carbone in Italia.

Ci sembra ragionevole che la dismissione delle centrali a carbone inizi a partire degli impianti più vetusti, e la centrale di Monfalcone con i sui 52 anni di attività è la seconda in Italia per anzianità di servizio (dopo quella di Fusina in provincia di Venezia).
Auspichiamo quindi che per l'impianto di Monfalcone non si attenda il 2025, e sollecitiamo le istituzioni locali, Comune e Regione, ad attivarsi con i ministeri competenti  e con A2A Energie Future affinché venga esplicitata una data per la chiusura della centrale.

Ma come già in passato abbiamo più volte ribadito, la semplice chiusura non è sufficiente. A nostro avviso sarebbe disastroso se si arrivasse alla chiusura dell'impianto e solo poi iniziare a porsi il problema di cosa fare dei 30 ettari su cui sorge e soprattutto quale futuro dare alle centinaia di lavoratori che vi sono impiegati.
E' quindi urgente elaborare un piano di bonifica del sito (come noto nella centrale sono presenti ingenti quantità di amianto), e un progetto di riqualificazione e riutilizzo dell'area. 
Per quanto ci riguarda dopo decenni di danni ambientali dovuti alle emissioni della centrale, sarebbe auspicabile che l'area dell'impianto venisse almeno parzialmente utilizzata per attività di ricerca, sviluppo e produzione nell'ambito delle energie rinnovabili, e per altre attività compatibili con l'ambiente e con la stretta vicinanza con l'abitato della città di Monfalcone. In questo modo, si potrebbe anche dare un futuro occupazionale ai lavoratori attualmente impiegati.


Distinti Saluti
Legambiente Circolo I. Zanutto
Comitato NO Carbone Isontino


martedì 14 novembre 2017

SEN 2017: STOP AL CARBONE ENTRO IL 2025. ORA VOGLIAMO I FATTI!

La scorsa settimana i ministri Calenda e Galletti hanno ufficialmente controfirmato il decreto contenente la nuova SEN (Strategia Energetica Nazionale ). Il testo può essere reperito qui: SEN2017.pdf .

Come riportato dai maggiori mezzi d'informazione elemento più significativo del documento è l'indicazione dello stop di tutte le centrali a carbone in Italia entro il 2025.

Si tratta di un passo avanti significativo, poichè per la prima volta si indica una data limite, anche se varie prese di posizione di associazioni in difesa dell'ambiente ed esperti del clima indicano come gli obbiettivi indicati nel documento sono ancora insufficienti a limitare i devastanti effetti del cambiamento climatico.

Naturalmente il  2025 è una data limite, ed è auspicabile che si proceda alla chiusura delle centrali a carbone a partire da quelle più vetuste, e Monfalcone vanta la seconda centrale a carbone più vecchia d'Italia (dopo quella di Fusina a Mestre).

Auspichiamo quindi che già nei prossimi mesi dalle parole si passi ai fatti, fissando per ogni impianto una data limite e un programma di dismissione in grado di coniugare bonifica e riutilizzo dei siti delle centrali e tutela dei lavoratori.

martedì 31 ottobre 2017

Continuano le indagini sulla centrale

Riportiamo l'articolo comparso su Il Piccolo in merito alle indagini della procura di Gorizia sulla centrale di Monfalcone.

Il Piccolo 23/10/2017

il procuratore dopo la visita avvenuta a marzo

Il blitz alla Centrale di A2A
Lia: «Vanno trovate le prove»

Si erano presentati alla centrale per eseguire l'acquisizione della documentazione tecnica dell'azienda Avevano eseguito i prelievi. Campioni di terreno, mentre i sub avevano scandagliato il tratto di canale Valentinis. All'impianto termoelettrico era giunto anche il pubblico ministero, Valentina Bossi. A2A aveva loro aperto le porte mettendosi a disposizione dell'autorità giudiziaria. Era lo scorso mese di marzo. Contestualmente all'ingresso degli investigatori alla centrale erano stati notificati tre avvisi di garanzia ai responsabili di vertice dell'impianto. Uno strumento a tutela dell'indagato, che non rappresenta pertanto alcun indizio di colpevolezza. L'ipotesi di accusa formulata dalla Procura di Gorizia è quella di «violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale». Articolo 452 bis del Codice penale. Ciò al fine di accertare il rispetto delle normative ambientali vigenti da parte della centrale monfalconese. Un'indagine scaturita a seguito di alcune segnalazioni su presunti casi di inquinamento nel periodo tra il 2011 e il 2013. Tra le segnalazioni l'esposto presentato dall'allora consigliere comunale di opposizione Anna Maria Cisint, nonchè prima quello dell'imprenditore Alessandro Vescovini.La Procura si è avvalsa anche di un tecnico specializzato in impianti termoelettricì, che si è occupato peraltro della centrale di Vado Ligure. Fin qui le premesse di un'indagine tuttora in fieri. Sono passati oltre sei mesi dal blitz della Procura. I tempi sono proporzionali alla portata del processo di verifica. Lo spiega il procuratore Massimo Lia: «Le indagini con possibili reati ambientali a carico di grandi aziende comportano un'attività consistente dovendo applicare le normative ad una realtà produttiva importante e verificare i teorici collegamenti di eventi inquinanti. Insomma si tratta di un percorso di accertamento complesso. Un magistrato si deve evidentemente affidare a organi e tecnici specializzati al fine di acquisire una serie di dati corposa che poi vengono elaborati per arrivare ad un risultato finale dal quale valutare la sussistenza o meno dei reati». Nel caso della centrale, continua il procuratore, si tratta di passare in rassegna gli esiti dei rilievi eseguiti nel sito produttivo, tenendo conto anche di «un'apprezzabile attività temporale della centrale. È un procedimento tutt'altro che breve. Attualmente - continua Lia - sono in corso le attività da parte di un'equipe che sta lavorando per fornire gli esiti al magistrato. Gli accertamenti sono molto lunghi e complicati, e i tempi giocoforza si dilatano».Siamo quindi in questa fase. «La conclusione di tutte le analisi - prosegue il procuratore - permetterà al magistrato di valutare se si configura il reato ambientale o altre circostanze di eventuale irregolarità».Lia non sottace la collaborazione fornita dall'azienda A2A: «Finora ha dimostrato piena disponibilità e di questo ne siamo soddisfatti. Ma bisogna ancora attendere».L'autorità giudiziaria è del resto a conoscenza del territorio monfalconese. La sua complessa realtà, caratterizzata anche dalla "fragilità" legata al fenomeno dell'amianto «è ben presente», osserva il procuratore. Quanto allo specifico ruolo della magistratura Lia evidenzia: «Alla magistratura compete la verifica della realtà dei fatti e la tipologia di inquinamento complessivo della centrale, al di là dei dati ufficiali forniti da A2A. In base poi agli esposti inoltrati in Procura, è stata eseguita un'attività preliminare di verifica del sito e del territorio circostante, anche monitorando le emissioni».Un'indagine dunque ancora aperta circa la sussistenza del reato ambientale o di altre eventuali "anomalie" che potrebbero evidenziarsi nel corso della verifica inquirente. Per questo il procuratore Lia sottolinea: «La sussistenza di un reato è da provare». Quindi non è al momento prospettabile un rinvio a giudizio, poiché il processo di verifica è ancora in corso e, all'esito finale, potrebbe anche fornire elementi non sufficienti per sostenere il reato ipotizzato.C'è un altro aspetto a proposito del ruolo dell'autorità giudiziaria. «Pensare di poter risolvere i problemi con un procedimento penale è assolutamente sbagliato - chiarisce Lia -. Al di là del nostro compito, le dinamiche territoriali non ci interessano, poiché competono agli enti pubblici preposti».


lunedì 22 maggio 2017

CNR: analisi conoscitiva indagine ambientale alle emissioni ed immissioni

Il Comune nella persona del'assessore Cauci il 17 maggio ha presentato alle associazioni ambientaliste e ai comitati di rione i risultati dello studio del CNR di cui avevamo parlato in un post precedente.
Nonostante la precisa richiesta lo studio non è però ancora reperibile sul sito del Comune ne altrove (almeno ad una ricerca google).

Visto che a nostro avviso la trasparenza è fondamentale siamo riusciti ad ottenere il documento in questione e lo rendiamo pubblico:

CNR parte1

CNR parte2

lunedì 15 maggio 2017

E la UE partorì il topolino...

più volte su questo blog abbiamo espresso i nostri dubbi sulla possibilità che le nuove BREF/BAT potessero costituire il punto di svolta in grado di portare alla chiusura della centrale di Monfalcone.
Il 28 Aprile i rappresentanti dei paesi membri della UE hanno approvato a maggioranza le nuove regole sulle emissioni degli impianti termoelettrici (Riportiamo il link ad un articolo che tratta la questione: www.qualenergia.it/articoli/  )

L'elemento che salta agli occhi è che l'entrata in vigore è rinviata al 2021 e, visto come è andata con le precedenti BREF/BAT elaborate nel 2006, è probabile che poi ci vorranno ancora degli anni prima che questi limiti vengano recepiti dalla legislazione italiana. 
Poi naturalmente sono possibili delle proroghe specifiche nelle AIA dei singoli impianti... come già avvenuto con l'AIA del 2014 attualmente in vigore che aveva dato tempo fino al 31/12/2015 alla centrale di Monfalcone per installare i denitrificatori.
E' facile immaginare che su queste basi questi nuovi limiti di emissione non interesseranno la centrale di Monfalcone prima della scadenza dell'AIA attuale nel 2025.

Ma anche se così fosse da una prima analisi del documento che illustra i nuovi limiti dei "principali inquinanti" (NOx 150mg/mc; SOx 130mg/mc) si direbbe che la centrale di Monfalcone non avrebbe grossi problemi a continuare l'attività.(I limiti sono contenuti nel documento in forma di bozza scaricabile qui: /LCP_FinalDraft_06_2016.pdf )

Quello che non possiamo che ripetere è che il punto centrale rimane l'intollerabile emissione di gas serra da parte della centrale, un aspetto che le BREF/BAT non prendono nemmeno in considerazione. 
Se il nostro paese desse attuazione agli impegni internazionali che si è assunto nelle varie conferenze internazionali sul clima volte a salvare il pianeta le centrali a carbone dovrebbe essere immediatamente chiuse . Peccato che i nostri governanti siano totalmente assorbiti dal decidere se è lecito sparare alla schiena di un ladro di mele solamente di notte... o anche di giorno...

giovedì 4 maggio 2017

Giunta Cisint: voto 4 in trasparenza!

Era il 25 marzo 2017 quando il Piccolo informava della prima riunione del Tavolo Tecnico Ambientale che comprende tra gli altri l'amministrazione comunale e A2A Energie Future.
vedi: ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2017/03/25/
Le nostre critiche al Tavolo Tecnico Ambientale sono note, così come abbiamo avuto modo di criticare il fatto che la precedente amministrazione avesse deciso di rendere pubblici solo dei comunicati che riassumono gli esiti degli incontri, e non i verbali degli stessi.

Ma a oggi 04-05-2017 a un mese e mezzo della riunione del tavolo tecnico la pagina del sito del comune che di questo si occupa (vedi www.comune.monfalcone.go.it/contenuti/ ) sembra inesorabilmente ferma al settembre 2016 (vedi schermata sotto).

Ancora più grave poi che i risultati dello studio del CNR sulla qualità dell'aria non siano stati inseriti nella stessa pagina (ne siano reperibili altrove) come invece fatto con i precedenti studi epidemiologici ed ambientali.
In particolare dei risultati di questo studio l'assessore Cauci ha disquisito sulla stampa, ma evidentemente non si ritiene che i "comuni cittadini" debbano avervi accesso.

Per il momento non ci resta che assegnare un bel 4 in trasparenza a questa amministrazione!



lunedì 3 aprile 2017

9 richieste alla Cisint

Riportiamo il documento elaborato assieme Legambiente nel quale sintetizziamo la nostra posizione in merito al futuro della centrale e le nostre richieste all'amministrazione comunale:


Monfalcone libera dal carbone! Accelerare il processo di dismissione dell’impianto di proprietà di A2A e lavorare ad un Piano di riconversione industriale credibile

Premessa

Il Comitato NO Carbone Isontino ed il circolo di Legambiente “Ignazio Zanutto”, ritenendo non accettabile il protrarsi dell'attività della centrale a carbone di Monfalcone fino al 2025 (data di scadenza dell'Autorizzazione Ambientale Strategica - AIA), giudicano necessario studiare tutte le soluzioni idonee ad accelerare il processo di dismissione; ripropongono pertanto, come già sostenuto in passato, la necessità di trovare un accordo che tenga conto, sia delle questioni ambientali legate all'utilizzo del carbone, che quelle economiche e sociali del territorio.

Si elencano, di seguito, alcune considerazioni, le criticità più evidenti, le iniziative da intraprendere, secondo le scriventi associazioni, da parte dell’Amministrazione comunale:

Il “rischio 2025”
La revisione dell’AIA, possibile in caso di adeguamenti normativi più restrittivi a carico delle emissioni degli impianti industriali, rimane molto incerta. Ad oggi, infatti, non vi è alcuna certezza relativamente all'ipotesi che, in tempi ragionevoli, nuovi e più stringenti limiti alle emissioni della centrale vengano introdotte nella legislazione italiana a seguito delle decisioni prese a livello di Unione Europea ( nuove BAT/BREF ).

Al momento attuale l’unico atto normativo che va in questo senso è contenuto nel PER (Piano Energetico Regionale) del 2015, che indica, in modo inequivoco, la volontà di “superare l’utilizzo del carbone” quale combustibile utilizzato nella centrale di Monfalcone. Indicazione che però non si è ancora tradotta in alcun atto concreto.

Lo “Stato dell’impianto e il Tavolo tecnico”
Allo stato attuale, crediamo che vadano affrontate le problematiche più urgenti inerenti all'esercizio dell'impianto:

· I carbonili scoperti che continuano a disperdere minerale nell'ambiente al verificarsi di eventi atmosferici (vento o forti piogge).

· L'ingente presenza di amianto (come indicato dall'AIA 2014) nei gruppi 1 e 2; amianto che può essere disperso in caso di rotture e incidenti (eventi non improbabili in un impianto vecchio di 50 anni) .

Per attuare queste misure è evidente la necessità di una interlocuzione con A2A Energie Future. In questo senso riteniamo ancora fondate le critiche che avevamo posto a suo tempo in merito all’efficacia del "Tavolo Tecnico Ambientale", che non era stato in grado nemmeno di portare a conoscenza dei cittadini la proroga della scadenza dell'AIA al 2025.

Il “rischio cessione”
Preoccupa la possibilità che un impianto oggettivamente obsoleto come quello di Monfalcone possa essere venduto a “società pirata” interessate unicamente ad ottenere il massimo profitto dalla produzione di energia a basso costo, magari sfruttando interpretazioni normative, per poi sparire lasciando un fardello di disoccupazione e degrado del sito.

Un “Piano di Riconversione industriale”
Riteniamo prioritaria la stesura di un piano di riconversione industriale che garantisca per quanto possibile il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, assicuri la bonifica del sito e promuova l’inserimento di attività produttive compatibili con le aree abitate circostanti, oltre che in linea con le politiche ambientali promosse dalle convenzioni internazionali, sottoscritte anche dal nostro Paese, quali quelle scaturite dalla Cop 21 di Parigi 2015.

La Regione FVG deve recuperare il ritardo ed istituire un tavolo di concertazione per ipotizzare una exit strategy dal carbone entro pochi anni, individuando elementi concreti per la riconversione dell’area partendo dallo studio prodotto nel 2014 dalla Provincia di Gorizia, in buona parte mutuato dalle proposte presentate allora da Legambiente, che prevedeva, tra le altre cose, la creazione di un centro di ricerca applicata sulle energie rinnovabili e per la mobilità sostenibile favorendo l’insediamento di imprese operanti nel settore, un parco fotovoltaico e la bonifica dell’intera area.

Da valutare la sostenibilità di una centrale a gas naturale di piccole dimensioni, che potrebbe servire a coprire l'intermittenza delle rinnovabili e a garantire tempestivamente richieste elevate di elettricità.

Riteniamo utile segnalare il virtuoso esempio messo in campo da ENEL che, con il progetto FUTUR-E, ha lanciato una serie di bandi pubblici per progetti di riqualificazione di alcune sue centrali dimesse. Tale modalità, in linea di massima, potrebbe essere riproposta anche a Monfalcone.

Merita un commento la notizia dell’assegnazione ad una giovane laureata di una borsa di ricerca per il progetto ‘La conversione della centrale di Monfalcone a polo delle energie rinnovabili: tale iniziativa non può rimanere un fatto episodico e, soprattutto, non può costituire un’operazione di “greenwashing” da parte di A2A.

La “Bonifica”
Lo stato di obsolescenza, la tipologia dell’impianto e le sue dimensioni fanno ipotizzare ingentissimi costi di smantellamento e bonifica, costi imputabili a carico della società “A2A Energie Future s.p.a.”. Preoccupano i risvolti relativi alla disponibilità economica dell’azienda per sostenere tali oneri e, conseguentemente, i tempi di completamento della bonifica.

Si potrebbero così creare nuovi posti di lavoro e assorbire almeno in parte il personale della centrale dopo adeguata riqualificazione.

Al momento della cessione della centrale ad “A2A Energie Future s.p.a.” (giugno 2016), per quanto a nostra conoscenza, erano 124 i dipendenti di A2A impiegati nella centrale, ai quali vanno aggiunte varie decine di lavoratori di ditte esterne in appalto.

I “Controlli”
Vorremmo richiamare l'attenzione dell'amministrazione sul suo dovere di vigilanza e protezione dei cittadini, attraverso la verifica puntuale degli atti degli enti preposti alle verifiche ambientali (ARPA, ISPRA), del Ministero dell'Ambiente, della stessa A2A Energie Future. Ricordiamo che nell'ambito dei controlli AIA svolti da ISPRA nel 2014 sono emerse violazioni ambientali (successivamente sanate) che hanno portato alla segnalazione delle stesse all’autorità giudiziaria, senza che la notizia divenisse di pubblico dominio.

Tutto ciò premesso,
Chiediamo al Sindaco di Monfalcone

1) L’istituzione di una commissione di esperti per valutare la possibilità di richiedere la revisione dell’AIA secondo la legislazione vigente

2) Di attivarsi nei confronti della Regione affinché questa stabilisca un percorso con tappe prestabilite e tempi certi per la piena attuazione del PER nella parte riguardante la centrale di Monfalcone e per l’istituzione di tavolo per “Un piano di riconversione industriale”

3) Di attivarsi nei confronti di “A2A Energie Future” ed il Ministero dell’Ambiente per ottenere le garanzie economiche per le opere di dismissione e bonifica della centrale

4) Di attivarsi con ARPA e Azienda Sanitaria per conoscere quale sia la situazione dei suoli e l'eventuale contaminazione delle aree interessate, nel recente passato, allo stoccaggio dell’olio combustibile

5) Di attivarsi per assicurare che la dispersione di polvere di carbone dai carbonili e il rischio di dispersione di amianto in caso di incidente vengano scongiurati

6) Di conoscere se il “TAVOLO TECNICO AMBIENTALE per il monitoraggio della centrale termoelettrica” con A2A sia ancora attivo e, se ed eventualmente, quali misure intende adottare per renderlo efficace

7) Di vigilare sugli atti prodotti dagli enti di controllo (Ministero Ambiente, ARPA, ISPRA) e dalla stessa A2A Energie Future (Piano di Monitoraggio e Controllo annuale) e dare tempestiva informazione ai cittadini di tutti gli elementi di pubblico interesse

8) Di sollecitare, in collaborazione con l’ARPA ed Azienda Sanitaria, verifiche, anche non annunciate, nella centrale elettrica, al fine di verificare l’effettivo stato di funzionamento, di efficienza e sicurezza dell'impianto

9) Di ipotizzare una proposta di massima sul futuro dell’area della centrale elettrica, valutando l’opportunità di adottare le proposte formulate da Legambiente nel 2013 e dalla Provincia di Gorizia l’anno successivo

mercoledì 29 marzo 2017

le nostre proposte per accelerare la dismissione del carbone e la riconversione della centrale

INVITO a CONFERENZA STAMPA

Legambiente e Comitato “NO carbone isontino” presentano le proposte per accelerare la dismissione del carbone e per la riconversione della centrale A2A

 Sabato 1 aprile alle ore 11.00 nella sede di Legambiente, in via Valentinis, 84 a Monfalcone, Legambiente e comitato “NO carbone isontino” presentano le proposte per accelerare la dismissione del carbone e per la riconversione della centrale A2A.
Il documento, che mette in evidenza le principali problematiche connesse all’esercizio della centrale a carbone, si rivolge direttamente al Sindaco di Monfalcone, Anna Cisint, per sollecitare l’attivazione di iniziative concrete per arrivare alla chiusura dell’impianto e per la riconversione del sito.
Nel sottolineare il rischio che, in assenza di decise prese di posizione, la combustione del carbone venga protratta al 2025, Legambiente e Comitato insistono sulla necessità di coinvolgimento della Regione su un’ipotesi complessiva di riconversione “green” dell’area, preceduta da una radicale bonifica, in grado di mantenere e, se possibile, aumentare, gli attuali livelli di occupazione.

Sono invitati i rappresentanti dei Rioni cittadini e le associazioni di Monfalcone.

venerdì 24 marzo 2017

Io strano "monitoraggio in continuo" di ARPA

Nel novembre 2016 lamentavamo il fatto che sul sito di ARPA FVG i dati delle centraline che monitorano "in continuo" le emissioni dei due gruppi della centrale venivano presentati con le indicazioni dei limiti non aggiornate.
Vedi: nocarbone.blogspot.it/2016/11/ma-arpa-si-e-accorta-dei-nuovi-limiti.html
Verificando oggi (ma non sappiamo quando la modifica sia avvenuta, non passiamo la nostra vita sul sito di ARPA) all'indirizzo: www.arpaweb.fvg.it/ematmo/gmapsme.asp si può notare che i limiti sono stati aggiornati, e che clickando sul link "informazioni" si apre una pagina che spiega che i nuovi limiti sono entrati in vigore il 01-01-2016.

Anche se con un notevole ritardo tutto a posto dunque?
La cosa si fa interessante provando a clickare su "view" sotto la voce "serie temporali", ottenendo le tabelle che riassumiamo sotto in un'unica schermata.
Quello che si nota subito, ad esempio selezionando il periodo dal 23 febbraio al 23 marzo 2017 per l'unità 1 è che per gli ossidi di Azoto i dati sono presenti per tutti i 29 giorni presi in esame. Di questi per 12 giorni l'impianto risulta fermo, negli altri 17 giorni i valori di emissioni degli ossidi di Azoto sono sotto il limite previsto.

Se però si ripete l'operazione per gli ossidi di Zolfo e le Polveri si scopre che i dati mostrati si riferiscono solamente a 7 giornate, mentre la prima tabella mostra inequivocabilmente 17 giorni di funzionamento dell'impianto.
Ora le possibilità sono solo due: 
>ARPA ha i dati mancanti ma non li mostra sul sito, e questo sarebbe grave dal punto di vista della trasparenza sui dati. 
>Nei "giorni mancanti" le centraline non hanno funzionato, e poiché stiamo parlando di sole 7 rilevazioni valide su 17 giorni di funzionamento il monitoraggio "in continuo" previsto dall'AIA non viene in realtà effettuato.

Crediamo che le autorità preposte dovrebbe chiedere conto ad ARPA di questo fatto...


venerdì 10 marzo 2017

Violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale

Secondo quanto ampiamente riportato dai mezzi d'informazione, nei giorni scorsi, la magistratura ha formalmente aperto un'inchiesta nei confronti di A2A consegnando tre avvisi di garanzia ad altrettanti dirigenti della società. 
L'ipotesi contestata sarebbe "Violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale".
Naturalmente seguiremo gli sviluppi dell'inchiesta.
Quello che possiamo per il momento rilevare è che l'azienda sulla stampa ha replicato secondo il copione che in questi anni ha sempre seguito, cioè affermando di aver sempre rispettato la legislazione vigente e l'AIA per quanto riguarda le emissioni. 
Il problema è che, come avevamo avuto già modo di sottolineare, la legislazione italiana è carente e non aggiornata (vedi nocarbone.blogspot.it/2016/10/il-2017-si-avvicina-puntiamo-tutto.html ) e di per se il suo rispetto non garantisce la tutela della salute umana e dell'ambiente. Poichè quest'ultima dovrebbe avere priorità rispetto a profitti di un'impresa la giustificazione di A2A appare decisamente debole.

Riportiamo gli articoli apparsi:

Il Piccolo 10-03-2017

La Procura ipotizza il reato di violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale dopo
aver raccolto una serie di dati dalle analisi del terreno e del fondo marino circostanti l’impianto
Tre indagati alla centrale A2A per inquinamento ambientale

di Roberto Covaz “Violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale”. È l’articolo 452 bis del codice penale. Ed è questa l’ipotesi di reato per cui la Procura della Repubblica di Gorizia ha avviato un’indagine per accertare il rispetto delle normative ambientali vigenti da parte della centrale A2A di Monfalcone. L’indagine è formalmente scattata mercoledì. Contestualmente all’ingresso nell’impianto degli investigatori sono stati notificati tre avvisi di garanzia ad altrettanti dirigenti della centrale di Monfalcone. Non risulta che alcun provvedimento sia stato notificato allo stato attuale nella sede centrale di Brescia. L’avviso di garanzia è uno strumento a tutela dell’indagato e non va interpretato in alcun modo come indizio di colpevolezza. Il capo della Procura della Repubblica di Gorizia, Massimo Lia, ha spiegato i contorni dell’indagine affidata al sostituto procuratore Valentina Bossi. L’indagine muove da alcune segnalazioni su presunti casi di inquinamento attribuiti alla centrale di Monfalcone nel periodo compreso tra il 2011 e il 2013 e oltre. Tra queste segnalazioni rientra anche l’esposto presentato in Procura dall’allora consigliere comunale Anna Maria Cisint. L’avvio dell’indagine vera e propria - che proseguirà nelle prossime settimane - è stata preceduta da un’attività investigativa “sotto traccia” affidata dalla Procura a consulente. Il professionista ha effettuato un lungo e meticoloso controllo sul suolo e sul fondo marino che preso in considerazione un vasto territorio attorno alla centrale. Una volta analizzati i dati raccolti la Procura ha ritenuto di avere gli elementi per avviare l’indagine vera e propria. «Siamo in una fase preliminare dell’indagine - ha puntualizzato Lia - . La notifica degli avvisi di garanzia è un atto dovuto. Soprattutto in indagine di questo tipo bisogna agire con prudenza senza creare allarmismi. Certamente la collocazione di una centrale di quelle dimensioni inserita nel tessuto urbano rappresenta un elemento da monitorare con estrema attenzione». Obiettivo dell’indagine è stabilire se le emissioni prodotte dalla combustione del carbone inquinano l’ambiente circostante oppure no. A2A EnergieFuture conferma «che ha prestato e continuerà a prestare ogni collaborazione richiesta da tutte le autorità competenti, tiene a evidenziare che - in conformità alla propria politica di attenzione per l'ambiente e per la massima sostenibilità possibile delle proprie attività industriali - ha sempre esercito la centrale in piena ottemperanza alle leggi, ai regolamenti e alle prescrizioni vigenti, e ha compiuto ogni sforzo non solo per adeguare le proprie attività alle migliori tecniche disponibili, ma anche per accertare l'assenza di significativi impatti sull'ambiente circostante». Lo stesso Lia ha dato atto all’azienda di essersi resa disponibile a mettere a disposizione dell’autorità giudiziaria. La complessità dell’indagine si può misurare anche dalle forze messe in campo dalla Procura. Stanno operando tecnici dell’Arpa Fvg e del Veneto (questi ultimi hanno assistito le operazioni del consulente), il Noe dei carabinieri di Udine, i carabinieri della polizia giudiziaria e il nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di Monfalcone. Molti gli elementi da accertare a cominciare dallo stato dell’arte all’interno della centrale, ovvero se c’è corrispondenza con le normative vigenti; la consistenza del carbone combusto; il trattamento dei rifiuti di lavorazioni.

L’avvocato Cavallo: «Le indagini hanno trovato riscontri, verificherò se il Comune vuole muoversi»
Il blitz a tre anni dall’esposto di Anna Cisint

di Tiziana Carpinelli Il blitz dell’altro giorno, nella sede industriale di via Timavo, ha colto tutti di sorpresa. A oltre tre anni di distanza dall’esposto sottoscritto dall’allora consigliere d’opposizione e oggi sindaco Anna Cisint le indagini hanno mosso alcuni precisi passi, coi primi provvedimenti della magistratura, anche a tutela dei soggetti coinvolti. L’avvocato Stefano Cavallo, che aveva assistito l’ex esponente di Obiettivo Monfalcone nella deposizione di un corposo dossier, addirittura di 500 pagine, è il primo a commentare la vicenda giudiziaria: «Le indagini evidentemente hanno portato a dei riscontri che meritano un approfondimento da parte della Procura». «E da quanto ho appreso - puntualizza - ci sono degli avvisi di garanzia. Circostanza che mi induce a ritenere che l’esposto aveva un serio fondamento». Le ultime notizie circolate su A2a, relativamente a questa segnalazione, risalivano al 2014, quando l’allora Procuratore generale Caterina Ajello aveva confermato l’apertura di un fascicolo teso a verificare lo stato delle emissioni della centrale, altresì annunciando la nomina di un perito di alto profilo per seguire i relativi rilevamenti. «Ulteriori dettagli non conosco e di più non posso riferire in merito a questo caso - continua l’avvocato -. Da un punto di vista squisitamente legale posso solo sottolineare che nel frattempo, dall’avvio dell’esposto a questi fatti, è mutata, nel 2015, la normativa in materia, con l’introduzione di un nuovo reato ambientale. Se non erro, a memoria, il 452-bis. Quindi immagino che l’ipotesi di reato sia stata adeguata alla nuova legislazione in materia, peraltro più severa con pene in astratto da 2 a 6 anni». Quanto ai prossimi passi, Cavallo si riserva di parlare oggi con Cisint per «verificare se l’esposto verrà portato avanti anche dall’amministrazione, vale a dire dal Comune, che in un’eventuale giudizio potrebbe diventare soggetto offeso e dunque costituirsi come parte civile». Nel novembre 2013 al dossier Cisint aveva allegato studi scientifici e atti ai fini del rilascio dell’Aia per l’esercizio della centrale. Il tutto a partire dall’indagine sulla presenza dei metalli pesanti nel Monfalconese, eseguita nel 2001 dall’allora Elettrogen Spa, commissionata dalla proprietà Enel, attraverso l’utilizzo di licheni-biondicatori. Tramite l’esposto, veniva chiesto alla Procura di accertare in primis se la presenza di metalli pesanti nell’aria del territorio del comune fosse riconducibile in modo diretto o meno alle emissioni della centrale e se fosse ravvisabile una correlazione tra le emissioni e l’insorgenza di tumori, aborti, fino ai decessi riscontrabili nel tempo. Veniva inoltre chiesto se Stato, Regione, Provincia e Comune, preposti ai controlli e alla tutela della salute pubblica e ambiente, nonchè al rilascio delle autorizzazioni necessarie per l’esercizio dell’attività produttiva, fossero o meno perseguibili in ordine all’omissione di atti o azioni assegnati per specifica competenza.

giovedì 2 febbraio 2017

A2A in Montenegro: quando il carbone fa male... al portafoglio...

Ci sembra utile segnalare la vicenda della miniera di lignite e dalla annessa centrale elettrica di Pljevlja in Montenegro, nella quale A2A S.p.A. (ricordiamo: azienda pubblica posseduta al 51% dai comuni di Milano e Brescia) ha ingentemente investito tramite la partecipata Epcg. 
Si tratta di impianti vetusti e altamente inquinanti, che si stanno rivelando un pessimo investimento.
La stampa nazionale ha riportato nei mesi scorsi che le perdite di A2A dovute a questo investimento ammontano a 200 milioni di euro, e pare che ora l'azienda stia studiando il modo di "uscire" dal carbone montenegrino per limitare i danni.

Abbiamo sempre affermato che produrre elettricità con il carbone è conveniente solo se non si mettono in conto gli ingenti costi sociali e ambientali che le aziende produttrici scaricano sulla collettività.
A quanto pare l'avventura di A2A in Montenegro dimostra che qualche volta nemmeno questo è sufficiente.

Per maggiori informazioni:
l'articolo di Lorenzo Bagnoli su Lettera43
http://www.lettera43.it/it/articoli/mondo/2016/11/06/montenegro-una-oligarchia-nutrita-anche-dallitalia/204644/

La notizia dell'arresto del CFO della partecipata Epcg e la reazione di A2A
http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/arrestato-dirigente-a2a-montenegro-carbone

alcuni articoli in inglese a cura della ONG montenegrina Green Home
http://www.greenhome.co.me/index.php?IDSP=914&jezik=eng
http://www.greenhome.co.me/index.php?IDSP=913&jezik=eng