IL SONDAGGIO: - Carbone come combustibile?

lunedì 3 aprile 2017

9 richieste alla Cisint

Riportiamo il documento elaborato assieme Legambiente nel quale sintetizziamo la nostra posizione in merito al futuro della centrale e le nostre richieste all'amministrazione comunale:


Monfalcone libera dal carbone! Accelerare il processo di dismissione dell’impianto di proprietà di A2A e lavorare ad un Piano di riconversione industriale credibile

Premessa

Il Comitato NO Carbone Isontino ed il circolo di Legambiente “Ignazio Zanutto”, ritenendo non accettabile il protrarsi dell'attività della centrale a carbone di Monfalcone fino al 2025 (data di scadenza dell'Autorizzazione Ambientale Strategica - AIA), giudicano necessario studiare tutte le soluzioni idonee ad accelerare il processo di dismissione; ripropongono pertanto, come già sostenuto in passato, la necessità di trovare un accordo che tenga conto, sia delle questioni ambientali legate all'utilizzo del carbone, che quelle economiche e sociali del territorio.

Si elencano, di seguito, alcune considerazioni, le criticità più evidenti, le iniziative da intraprendere, secondo le scriventi associazioni, da parte dell’Amministrazione comunale:

Il “rischio 2025”
La revisione dell’AIA, possibile in caso di adeguamenti normativi più restrittivi a carico delle emissioni degli impianti industriali, rimane molto incerta. Ad oggi, infatti, non vi è alcuna certezza relativamente all'ipotesi che, in tempi ragionevoli, nuovi e più stringenti limiti alle emissioni della centrale vengano introdotte nella legislazione italiana a seguito delle decisioni prese a livello di Unione Europea ( nuove BAT/BREF ).

Al momento attuale l’unico atto normativo che va in questo senso è contenuto nel PER (Piano Energetico Regionale) del 2015, che indica, in modo inequivoco, la volontà di “superare l’utilizzo del carbone” quale combustibile utilizzato nella centrale di Monfalcone. Indicazione che però non si è ancora tradotta in alcun atto concreto.

Lo “Stato dell’impianto e il Tavolo tecnico”
Allo stato attuale, crediamo che vadano affrontate le problematiche più urgenti inerenti all'esercizio dell'impianto:

· I carbonili scoperti che continuano a disperdere minerale nell'ambiente al verificarsi di eventi atmosferici (vento o forti piogge).

· L'ingente presenza di amianto (come indicato dall'AIA 2014) nei gruppi 1 e 2; amianto che può essere disperso in caso di rotture e incidenti (eventi non improbabili in un impianto vecchio di 50 anni) .

Per attuare queste misure è evidente la necessità di una interlocuzione con A2A Energie Future. In questo senso riteniamo ancora fondate le critiche che avevamo posto a suo tempo in merito all’efficacia del "Tavolo Tecnico Ambientale", che non era stato in grado nemmeno di portare a conoscenza dei cittadini la proroga della scadenza dell'AIA al 2025.

Il “rischio cessione”
Preoccupa la possibilità che un impianto oggettivamente obsoleto come quello di Monfalcone possa essere venduto a “società pirata” interessate unicamente ad ottenere il massimo profitto dalla produzione di energia a basso costo, magari sfruttando interpretazioni normative, per poi sparire lasciando un fardello di disoccupazione e degrado del sito.

Un “Piano di Riconversione industriale”
Riteniamo prioritaria la stesura di un piano di riconversione industriale che garantisca per quanto possibile il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, assicuri la bonifica del sito e promuova l’inserimento di attività produttive compatibili con le aree abitate circostanti, oltre che in linea con le politiche ambientali promosse dalle convenzioni internazionali, sottoscritte anche dal nostro Paese, quali quelle scaturite dalla Cop 21 di Parigi 2015.

La Regione FVG deve recuperare il ritardo ed istituire un tavolo di concertazione per ipotizzare una exit strategy dal carbone entro pochi anni, individuando elementi concreti per la riconversione dell’area partendo dallo studio prodotto nel 2014 dalla Provincia di Gorizia, in buona parte mutuato dalle proposte presentate allora da Legambiente, che prevedeva, tra le altre cose, la creazione di un centro di ricerca applicata sulle energie rinnovabili e per la mobilità sostenibile favorendo l’insediamento di imprese operanti nel settore, un parco fotovoltaico e la bonifica dell’intera area.

Da valutare la sostenibilità di una centrale a gas naturale di piccole dimensioni, che potrebbe servire a coprire l'intermittenza delle rinnovabili e a garantire tempestivamente richieste elevate di elettricità.

Riteniamo utile segnalare il virtuoso esempio messo in campo da ENEL che, con il progetto FUTUR-E, ha lanciato una serie di bandi pubblici per progetti di riqualificazione di alcune sue centrali dimesse. Tale modalità, in linea di massima, potrebbe essere riproposta anche a Monfalcone.

Merita un commento la notizia dell’assegnazione ad una giovane laureata di una borsa di ricerca per il progetto ‘La conversione della centrale di Monfalcone a polo delle energie rinnovabili: tale iniziativa non può rimanere un fatto episodico e, soprattutto, non può costituire un’operazione di “greenwashing” da parte di A2A.

La “Bonifica”
Lo stato di obsolescenza, la tipologia dell’impianto e le sue dimensioni fanno ipotizzare ingentissimi costi di smantellamento e bonifica, costi imputabili a carico della società “A2A Energie Future s.p.a.”. Preoccupano i risvolti relativi alla disponibilità economica dell’azienda per sostenere tali oneri e, conseguentemente, i tempi di completamento della bonifica.

Si potrebbero così creare nuovi posti di lavoro e assorbire almeno in parte il personale della centrale dopo adeguata riqualificazione.

Al momento della cessione della centrale ad “A2A Energie Future s.p.a.” (giugno 2016), per quanto a nostra conoscenza, erano 124 i dipendenti di A2A impiegati nella centrale, ai quali vanno aggiunte varie decine di lavoratori di ditte esterne in appalto.

I “Controlli”
Vorremmo richiamare l'attenzione dell'amministrazione sul suo dovere di vigilanza e protezione dei cittadini, attraverso la verifica puntuale degli atti degli enti preposti alle verifiche ambientali (ARPA, ISPRA), del Ministero dell'Ambiente, della stessa A2A Energie Future. Ricordiamo che nell'ambito dei controlli AIA svolti da ISPRA nel 2014 sono emerse violazioni ambientali (successivamente sanate) che hanno portato alla segnalazione delle stesse all’autorità giudiziaria, senza che la notizia divenisse di pubblico dominio.

Tutto ciò premesso,
Chiediamo al Sindaco di Monfalcone

1) L’istituzione di una commissione di esperti per valutare la possibilità di richiedere la revisione dell’AIA secondo la legislazione vigente

2) Di attivarsi nei confronti della Regione affinché questa stabilisca un percorso con tappe prestabilite e tempi certi per la piena attuazione del PER nella parte riguardante la centrale di Monfalcone e per l’istituzione di tavolo per “Un piano di riconversione industriale”

3) Di attivarsi nei confronti di “A2A Energie Future” ed il Ministero dell’Ambiente per ottenere le garanzie economiche per le opere di dismissione e bonifica della centrale

4) Di attivarsi con ARPA e Azienda Sanitaria per conoscere quale sia la situazione dei suoli e l'eventuale contaminazione delle aree interessate, nel recente passato, allo stoccaggio dell’olio combustibile

5) Di attivarsi per assicurare che la dispersione di polvere di carbone dai carbonili e il rischio di dispersione di amianto in caso di incidente vengano scongiurati

6) Di conoscere se il “TAVOLO TECNICO AMBIENTALE per il monitoraggio della centrale termoelettrica” con A2A sia ancora attivo e, se ed eventualmente, quali misure intende adottare per renderlo efficace

7) Di vigilare sugli atti prodotti dagli enti di controllo (Ministero Ambiente, ARPA, ISPRA) e dalla stessa A2A Energie Future (Piano di Monitoraggio e Controllo annuale) e dare tempestiva informazione ai cittadini di tutti gli elementi di pubblico interesse

8) Di sollecitare, in collaborazione con l’ARPA ed Azienda Sanitaria, verifiche, anche non annunciate, nella centrale elettrica, al fine di verificare l’effettivo stato di funzionamento, di efficienza e sicurezza dell'impianto

9) Di ipotizzare una proposta di massima sul futuro dell’area della centrale elettrica, valutando l’opportunità di adottare le proposte formulate da Legambiente nel 2013 e dalla Provincia di Gorizia l’anno successivo