Riportiamo il comunicato stampa del Comitato Stop Carbone a Monfalcone a seguito dell'incontro tra la governatrice Serracchiani e i vertici di A2A, e di seguito l'articolo pubblicato da Il Piccolo.
Qui sotto invece il link al comunicato ufficiale sull'incontro:
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Monfalcone 28/03/2015
Comunicato Stampa
Esprimiamo il nostro sconcerto per gli esiti dell’incontro tra la Presidente Serracchiani e i vertici di A2A in merito al futuro della centrale di Monfalcone.
Da quanto riportato dalla stampa pare che A2A abbia ribadito la volontà di mantenere in funzione i gruppi a carbone fino al 2025, senza riscontrare una netta opposizione da parte della governatrice. Vorremo ricordare che il Piano Energetico Regionale (PER) approvato nell'estate 2015, e del quale l’amministrazione regionale si è più volte fatta vanto, prevede di “superare l’utilizzo del carbone per la centrale termoelettrica di Monfalcone e promuovere per la stessa uno scenario di transizione, attraverso l’utilizzo del gas e/o di Fonti Energetiche Rinnovabili, al fine di ridurne gli impatti”. Ci pare evidente che continuare a produrre con il carbone fino al 2025 sia in contrasto con l’attuazione in tempi ragionevoli del PER. Inoltre ci saremo aspettati ben altre “pressioni” da parte della Serracchiani su A2A che è un azienda il cui pacchetto azionario di maggioranza è detenuto dai comuni di Milano e Brescia, amministrazioni sulle quali la nostra governatrice può sicuramente vantare una certa influenza.
Ma ancora maggiore preoccupazione desta la notizia emersa durante l’incontro della volontà da parte di A2A di sostituire uno dei due gruppi a olio combustibile nel frattempo dismessi con uno nuovo alimentato tramite biomasse.
Va infatti chiarito che le centrali a biomasse rispetto a quelle alimentate con combustibili fossili sono migliorative in termini di emissione di gas serra se di piccola taglia e inserite in contesti quali ad esempio quelli agricoli o montano-forestali che permettono un approvvigionamento del combustibile a “filiera corta”. Non è certo questo il caso dell’impianto di Monfalcone . Inoltre le centrali a biomasse come tutte quelle in cui si bruciano combustibili (in particolare quelli solidi) non sono affatto prive di impatti in termini di emissioni nocive per la salute umana.
Affiancare quindi un impianto di combustione a biomasse ai gruppi a carbone nel contesto urbano di Monfalcone andrebbe sciaguratamente a sommare i suoi effetti a quelli che già da cinquant’anni subiscono i cittadini per la presenza della centrale.
Paventare l’autorizzazione da parte della Regione di un simile nuovo impianto senza coinvolgere l’amministrazione e i cittadini di Monfalcone con una confronto pubblico ci sembra di estrema gravità.
Chiediamo quindi con forza alle amministrazioni del territorio di attivarsi per tutelare i residenti nei confronti di un atto di prevaricazione e bloccare il processo autorizzativo sino a quando non si sia conclusa una riflessione pubblica e complessiva sul futuro della centrale che a nostro avviso non può prescindere dallo stop in tempi brevi all'uso del carbone.
Distinti Saluti
Comitato Stop Carbone Monfalcone
(Legambiente Monfalcone, Comitato NO Carbone Isontino, Associazione Comitato Rione Enel)
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Comitato nato per adesione pesonale di cittadini contrari alla conversione della centrale elettrica di monfalcone al carbone
martedì 29 marzo 2016
venerdì 18 marzo 2016
Come mai l'indagine epidemiologica commissionata dalla Regione FVG fonda le sue conclusioni su uno studio pagato da A2A?
La recente presentazione dello studio “ Indagine
epidemiologica ambientale nell’area Monfalconese ” commissionato dalla
Regione ha suscitato parecchio scalpore nell’Isontino.
I mezzi d’informazione hanno titolato dicendo che lo studio “assolve”
la centrale.
Ma entrando più in dettaglio secondo noi la situazione è
diversa.
Lo studio infatti propone conclusioni contradditorie:
correlando i casi di tumore alla vescica nelle donne con la distanza di
residenza dalla centrale A2A si nota una maggiore probabilità di ammalarsi più
si abita vicino alla ciminiera; correlando invece i casi di tumore con il
modello di ricaduta degli inquinanti prodotto dalla ditta ARIANET su
commissione di A2A si arriva alla conclusione che non è la centrale ad
aumentare il rischio di tumore.
Proprio questo è il punto: nel novembre del 2014 il Comitato
NO Carbone Isontino aveva analizzato lo studio di ARIANET, trovandolo poco
convincente . Di segiuto riportiamo la presentazione dei nostri commenti alla
stampa, lo studio di ARIANET e il relativo articolo publicato da il Piccolo
allora.
La domanda che ci sorge spontanea è: come mai un indagine
epidemiologica commissionata dalla Regione FVG fonda le sue conclusioni su uno
studio pagato da A2A?
Il Piccolo 2014-11-30,
«LO STUDIO SULL’ARIA DI A2A
NON È AFFATTO CONVINCENTE»
Lo studio sulla qualità dell'aria a Monfalcone e nel territorio circostante
commissionato da A2A, proprietaria della centrale termoelettrica, ad Arianet
non risulta del tutto convincente per il Comitato No Carbone isontino. Il
comitato, che ha illustrato l'esito del proprio lavoro ieri in una conferenza
stampa alla presenza di componenti del Comitato rione Enel, ritiene però di
aver individuato alcuni elementi poco convincenti. Anche a fronte delle
risultanze dello studio condotto da Arpa Fvg e Dipartimento di scienze della
vita sulle concentrazioni di inquinanti rilevate nei licheni. «L'evidente
relazione tra picchi di presenza di arsenico e vanadio - ha ribadito ieri il
presidente Dario Antonaz -, elementi tipicamente emessi dalla combustisione del
carbone, rende la centrale A2A la probabile fonte di inquinamento, anche se ci
sono lavorazioni nel territorio che impiegano metalli». Il Comitato osserva
innanzitutto come lo studio parta dai dati delle emissioni inquinanti nel
territorio per produrre una simulazione in base a un modello matematico che
dovrebbe fornire le concentrazioni degli stessi inquinanti a livello del suolo.
«I dati di partenza, però, sono quelli rilevati al camino della centrale in
continuo per CO2, SO2, NoX, polveri - ha detto Antonaz -, mentre per i metalli
pesanti ci sono sette rilevazioni in tre anni. Un numero esiguo, se si
considera che partite diverse di carbone possono generare emissioni molto
diverse». Per le altre fonti inquinanti, secondo il Comitato No carbone, non
vengono riportate misurazioni e «le emissioni sembrano stimate in base a
documenti autorizzativi, modelli statistici o simulazioni». La centrale rimane
poi, anche per lo studio Arianet, la principale fonte inquinante, ma in base
alla simulazione sulla dispersione delle emissioni non è la responsabile della
cattiva qualità dell'aria a livello del suolo. «Per noi questa rimane appunto
una simulazione», ha obiettato Antonaz a nome del Comitato, sollevando infine
il nodo dell'incongruenza dei dati relativi all'anidride solforosa e gli ossidi
di azoto rilevati effettivamente dalle centraline Arpa dislocate nel Basso
Isontino e quelli della simulazione. «Per l'SO2 la simulazione fornisce valori
otto volte inferiori a quanto misurato dalle centraline», ha sottolineato
Antonaz. Il documento prodotto dal Comitato No Carbone si conclude citando i
dati di Terna relativi al consumo interno lordo di energia elettrica che vedono
calare quelli da fonti tradizionali. Chiesto alle amministrazioni locali di
supportare il desiderio dell'Università di Trieste di proseguire l'azione di
biomonitoraggio attraverso i licheni. Laura Blasich
martedì 8 marzo 2016
Nasce il "Comitato STOP Carbone a Monfalcone"
Riportiamo l'articolo in merito alla nascita del comitato STOP Carbone a Monfalcone, al quale aderisce anche il nostro comitato.
Auspichiamo che l'unione delle forze dia nuovo impulso alla lotta contro il carbone.
il Piccolo 2016-03-08,
NASCE IL COMITATO STOP CARBONE A MONFALCONE
Legambiente, Comitato NO carbone Isontino e associazione Comitato Rione Enel si alleano per mettere fine all’uso del carbone nella centrale termoelettrica A2a. Le tre associazioni si sono incontrate e hanno costituito il comitato “STOP carbone a Monfalcone”. L’obiettivo rimane l’uscita dal carbone, a prescindere dai dati emersi dallo studio epidemiologico presentato la scorsa settimana e da futuri ulteriori dati sanitari. La volontà è quella di andare in pressing nei confronti della presidente della Regione Debora Serracchiani per sapere quali azioni intenda mettere in campo la sua amministrazione. «Se le indagini sullo stato sanitario della popolazione vanno continuate e approfondite, in particolare concentrando l’attenzione all’aumento dei tumori alla vescica sulle donne e sui metalli pesanti - afferma per il neonato comitato Michele Tonzar -, la necessità di chiudere con il carbone prescinde dai dati sanitari, come ribadito nel corso degli anni. I combustibili fossili determinano gli stravolgimenti del clima che si ripercuotono sulla vita di interi ecosistemi, compresi gli abitanti che li popolano». Per il comitato, anche Monfalcone deve dare il proprio contributo alla riduzione dell’emissione di CO2, soprattutto per testimoniare con l’esempio che, dopo l’accordo sul Clima di Parigi, le istituzioni non si fermano alle parole. «Il Piano energetico regionale lo prevede chiaramente: la centrale è destinata a terminare l’esperienza carbone - dice il comitato -. Il Comune si è da tempo pronunciato in tal senso, la Provincia ha prodotto uno studio per la riconversione, eppure A2a ha ottenuto la proroga dell’Aia fino al 2025. La reazione delle istituzioni e della popolazione c’è stata, ma ora serve dare concretezza all’indignazione per un provvedimento passato sottobanco». Come affermato all’incontro pubblico al Kinemax, la soluzione va cercata su un piano politico. Il comitato vorrebbe avere risposte chiare e immediate alle sue richieste. Vale a dire sulla sospensione del tavolo ambientale da parte del Comune, dopo il comportamento di A2a, l’assunzione di un ruolo determinante da parte della Regione per arrivare all’abbandono del carbone al più presto e la costituzione sempre da parte della Regione di un gruppo di lavoro per studiare e concretizzare la riconversione dell’intera area, individuando e indirizzando verso strategie produttive sostenibili e insediamenti ad alta innovazione tecnologica, che possano garantire un futuro più pulito e l’occupazione dei lavoratori. Legambiente, Comitato NO carbone e associazione Rione Enel ritengono che la presidente della Regione, Debora Serracchiani, come avvenuto in molte altre situazioni di acuta criticità, debba esprimersi in prima persona. Chiederanno un incontro per conoscere dalla governatrice quali azioni intende adottare la Regione.(la.bl.)
Auspichiamo che l'unione delle forze dia nuovo impulso alla lotta contro il carbone.
il Piccolo 2016-03-08,
NASCE IL COMITATO STOP CARBONE A MONFALCONE
Legambiente, Comitato NO carbone Isontino e associazione Comitato Rione Enel si alleano per mettere fine all’uso del carbone nella centrale termoelettrica A2a. Le tre associazioni si sono incontrate e hanno costituito il comitato “STOP carbone a Monfalcone”. L’obiettivo rimane l’uscita dal carbone, a prescindere dai dati emersi dallo studio epidemiologico presentato la scorsa settimana e da futuri ulteriori dati sanitari. La volontà è quella di andare in pressing nei confronti della presidente della Regione Debora Serracchiani per sapere quali azioni intenda mettere in campo la sua amministrazione. «Se le indagini sullo stato sanitario della popolazione vanno continuate e approfondite, in particolare concentrando l’attenzione all’aumento dei tumori alla vescica sulle donne e sui metalli pesanti - afferma per il neonato comitato Michele Tonzar -, la necessità di chiudere con il carbone prescinde dai dati sanitari, come ribadito nel corso degli anni. I combustibili fossili determinano gli stravolgimenti del clima che si ripercuotono sulla vita di interi ecosistemi, compresi gli abitanti che li popolano». Per il comitato, anche Monfalcone deve dare il proprio contributo alla riduzione dell’emissione di CO2, soprattutto per testimoniare con l’esempio che, dopo l’accordo sul Clima di Parigi, le istituzioni non si fermano alle parole. «Il Piano energetico regionale lo prevede chiaramente: la centrale è destinata a terminare l’esperienza carbone - dice il comitato -. Il Comune si è da tempo pronunciato in tal senso, la Provincia ha prodotto uno studio per la riconversione, eppure A2a ha ottenuto la proroga dell’Aia fino al 2025. La reazione delle istituzioni e della popolazione c’è stata, ma ora serve dare concretezza all’indignazione per un provvedimento passato sottobanco». Come affermato all’incontro pubblico al Kinemax, la soluzione va cercata su un piano politico. Il comitato vorrebbe avere risposte chiare e immediate alle sue richieste. Vale a dire sulla sospensione del tavolo ambientale da parte del Comune, dopo il comportamento di A2a, l’assunzione di un ruolo determinante da parte della Regione per arrivare all’abbandono del carbone al più presto e la costituzione sempre da parte della Regione di un gruppo di lavoro per studiare e concretizzare la riconversione dell’intera area, individuando e indirizzando verso strategie produttive sostenibili e insediamenti ad alta innovazione tecnologica, che possano garantire un futuro più pulito e l’occupazione dei lavoratori. Legambiente, Comitato NO carbone e associazione Rione Enel ritengono che la presidente della Regione, Debora Serracchiani, come avvenuto in molte altre situazioni di acuta criticità, debba esprimersi in prima persona. Chiederanno un incontro per conoscere dalla governatrice quali azioni intende adottare la Regione.(la.bl.)
martedì 1 marzo 2016
Studio epidemiologico sull' incidenza dei tumori nelle donne isontine
A cura del Prof. Fabio Barbone, Dott.Diego Serraino, Dott. luigi Castriotta, Dott. Ettore bidoli, Dott.ssa Valentina Rosolen e Dott. Andrea Gini
TESTO SCARICABILE IN PDF
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La famigerata proroga dell'AIA
Pubblichiamo la lettera reperibile presso il sito del Ministero dell'Ambiente che comunica a A2A la proroga della scadenza dell'Autorizzazione Integrata Ambientale.
La lettera è protocollata il 24/11/2014, e con riferimento alla D.Lgs 46/2014 proroga di 8 anni la scadenza precedentemente fissata per il 2017.
Da novembre 2014 ad ora più volte si è riunito il tavolo tecnico che riunisce tra gli altri soggetti il Comune di Monfalcone e A2A per discutere dei rapporti inerenti il territorio e la centrale.
Ma a che serve questo tavolo tecnico se c'è voluto più di un anno per fa emergere un dato così importante?
La lettera è protocollata il 24/11/2014, e con riferimento alla D.Lgs 46/2014 proroga di 8 anni la scadenza precedentemente fissata per il 2017.
Da novembre 2014 ad ora più volte si è riunito il tavolo tecnico che riunisce tra gli altri soggetti il Comune di Monfalcone e A2A per discutere dei rapporti inerenti il territorio e la centrale.
Ma a che serve questo tavolo tecnico se c'è voluto più di un anno per fa emergere un dato così importante?
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