IL SONDAGGIO: - Carbone come combustibile?

giovedì 14 dicembre 2017

CON LA CALMA: VITO E CISINT SI ACCORGONO DELLA SEN2017

A oltre un mese dalla firma della SEN2017 e a 15 giorni dal nostro comunicato anche l'assessora regionale Vito e la sindaca Cisint si accorgono che la nuova norma impone la chiusura della centrale entro il 2025. Riportiamo sotto gli articoli usciti su "Il Piccolo"
============================

13-12-2017
Scatta il count down per l'abbandono dell'utilizzo del combustibile fossile. Lo conferma ora il Piano strategico nazionale
Entro il 2025 stop al carbone per l'A2A

di Giulio Garau
È ufficiale: c'è l'ok del governo, entro il 2025 o in alternativa entro il 2030, a meno di anticipazioni imposte dal mercato, anche la centrale termoelettrica di Monfalcone dell'A2A, come la quasi totalità di quelle italiane, dovrà cessare l'utilizzo del carbone. A imporlo una prescrizione contenuta all'interno della Strategia energetica nazionale (Sen), definita in questi ultimi giorni a Roma, proposta e sostenuta anche dal Fvg in sede di Commissione energia della Conferenza delle Regioni, che fa specifico riferimento al concetto di decarbonizzazione dell'economia e di transizione energetica con il graduale abbandono delle fonti fossili. Ne ha dato notizia l'assessore regionale ad Ambiente ed Energia, Sara Vito, che ha commentato l'emanazione del decreto del ministero dello Sviluppo cconomico e del ministero dell'Ambiente che adotta la Sen 2017, il Piano decennale del Governo italiano per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico. Secondo Vito, si tratta di un riconoscimento importante del governo per una visione strategica che prefigura un futuro senza carbone per l'impianto di Monfalcone. In realtà la strategia della decarbonizzazione è in preparazione da tempo da parte del governo. L'anticipazione era uscita nei mesi scorsi su alcune pubblicazioni e su siti specializzati. Del resto è un'onda che interessa tutti gli stati Ue. Anche perché, come ha scritto la scorsa settimana il Financial Times che cita uno studio di Carbon Tracker, think-tank sul clima (ha analizzato la situazione di oltre 600 impianti del Vecchio continente), più della metà delle centrali a carbone nell'Ue sono in perdita e quasi tutte, entro il 2030, entreranno in una «spirale di morte». Secondo l'analisi si potrebbero evitare 22 miliardi di perdite se nel prossimo decennio si riuscisse a uscire dal carbone. Tuttavia c'è anche una forte spaccatura all'interno dell'Ue su quanto veloce debba essere l'uscita dal carbone perché ogni Paese vuole bilanciare la lotta al cambiamento climatico con le esigenze di sicurezza energetica. Le centrali a carbone infatti sono la spina dorsale del sistema elettrico in molti paesi europei ma stanno affrontando crescenti difficoltà economiche derivanti dalle normative introdotte per ridurre le emissioni e dall'aumento della concorrenza delle fonti rinnovabili. Circa il 54% degli impianti a carbone europei è già in perdita, spiega l'analisi di Carbon Tracker, e tale percentuale salirà al 97% entro il 2030 se i governi europei adotteranno le azioni necessarie per centrare i target ambientali previsti dall'accordo di Parigi. «C'è da registrare - sottolinea Vito - anche il dialogo che la Regione ha inteso sviluppare con A2A per ricercare soluzioni condivise che portino ad una riconversione dell'impianto mirata alla sostenibilità ambientale e all'occupazione». In particolare, Vito ha evidenziato la cosiddetta "position paper" prodotta dalle Regioni, le cui linee sono state poi recepite dalla Sen, alla quale l'assessore ricorda di aver contribuito introducendo il perseguimento degli obiettivi dello scenario "low carbon" per il quale è necessario «promuovere il riferimento ad un percorso di superamento della produzione di energia elettrica dal carbone a favore di sistemi ambientalmente più sostenibili». La Sen 2017 è il risultato di un processo articolato e condiviso durato un anno che ha coinvolto enti, operatori e esperti del settore energetico.

14-12-2017
Il rilancio del Comune
«No al carbone dal 2025? Anticipiamolo al 2021»
Cisint e l’assessore Cauci critiche dopo l’annuncio della Regione
«Pronti a battere i pugni per uno stop anticipato ad A2A»

di Laura Borsani

Il Piano energetico nazionale carbon free 2025-2030 ha sollevato rabbia, quando non l'amara indifferenza all'insegna del «niente di nuovo sotto il sole» . Dall'amministrazione comunale partono i "siluri" per ciò che viene ritenuta una «beffa», se non una vera e propria «presa in giro». Insomma, è il tenore generale, di che cosa stiamo parlando? «Lo sapevano tutti, da due anni si parlava della chiusura della centrale nel periodo 2025-2030, era già nei piani del governo Renzi», dicono il sindaco Anna Maria Cisint e l'assessore all'Ambiente Sabina Cauci. «Al Tavolo con la stessa A2A era ormai noto e risaputo. Da qui ad allora peraltro può cambiare tutto, vista la fluidità del mercato elettrico». Con Cisint a rincarare: «Intanto oggi ci troviamo a sorvegliare i fumi della centrale, provvedendo ad inviare le segnalazioni alle sedi preposte, centrale che ha aumentato la produzione di fronte alla crisi del mercato del gas».Toni forti in particolare nei confronti dell'assessore regionale all'Ambiente Sara Vito. E la convinzione, quella del sindaco e dell'assessore, che «siamo semplicemente in campagna elettorale». È come un cerino acceso gettato tra i rami secchi. Tanto che Cisint rilancia dicendosi «pronta a battere i pugni con la Regione e il governo, per chiedere l'uscita dal carbone nel 2021, seguendo le orme della Francia». Chiamate in causa sono le Bat europee (le Best available techniques, ovvero le migliori tecniche disponibili, impiantistiche e di gestione per garantire bassi livelli di emissione di inquinanti, ndr), ai fini della revisione Aia della centrale. «Ispra aveva assicurato che le direttive europee sarebbero state applicate alle centrali a carbone attraverso la verifica delle Autorizzazioni ambientali lo scorso agosto, come c'era stato confermato in occasione del convegno tenutosi a giugno a Monfalcone - spiega Cauci -. Stiamo ancora aspettando. La risposta alle nostre costanti richieste al ministero è sempre quella: "è imminente". Se tanto mi da tanto, c'è da pensare che tutto slitterà al prossimo Governo nazionale». E Cisint: «Siamo di fronte all'incapacità di ridurre i tempi sull'Aia, anzi, oggi apprendiamo che non si rivedono».Un passaggio, le Bat, considerato utile a «procedere con la revisione Aia - aggiunge Cisint - che non era avvenuta ai fini della scadenza del 2017 con l'intervenuta proroga. È un ritardo inaccettabile. È grave come grave è l'approccio della Regione che ora fa passare il decreto di chiusura delle centrali come un risultato trionfale. Ma di cosa stiamo parlando? Questa è piuttosto la conferma dell'inettitudine ad agire sul problema del carbone. Perseguiremo la nostra linea e chiederemo l'anticipazione al 2021, come ha fatto la Francia. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità, compresa l'assessore Vito, che nel piano in questione non è mai stata chiara».Cisint e Cauci ricordano un ulteriore aspetto: «È da sei anni - affermano le due esponenti della giunta comunale di Monfalcone - che attendiamo l'applicazione della direttiva europea Euratom (la Comunità europea dell'energia atomica, ndr), in ordine alle rilevazioni della radioattività della centrale, fissata prima del 2018. Altri paesi hanno già provveduto». Cisint quindi incalza: «Dove sono i piani di riconversione, delle alternative occupazionali e dello smantellamento e bonifica del sito della centrale? Abbiamo chiesto accordi in tal senso. Noi siamo pronti per concludere tutto entro il 2021».