IL SONDAGGIO: - Carbone come combustibile?

venerdì 18 marzo 2016

Come mai l'indagine epidemiologica commissionata dalla Regione FVG fonda le sue conclusioni su uno studio pagato da A2A?

La recente presentazione dello studio  “ Indagine epidemiologica ambientale nell’area Monfalconese ” commissionato dalla Regione ha suscitato parecchio scalpore nell’Isontino.
I mezzi d’informazione hanno titolato dicendo che lo studio “assolve” la centrale.
Ma entrando più in dettaglio secondo noi la situazione è diversa.
Lo studio infatti propone conclusioni contradditorie: correlando i casi di tumore alla vescica nelle donne con la distanza di residenza dalla centrale A2A si nota una maggiore probabilità di ammalarsi più si abita vicino alla ciminiera; correlando invece i casi di tumore con il modello di ricaduta degli inquinanti prodotto dalla ditta ARIANET su commissione di A2A si arriva alla conclusione che non è la centrale ad aumentare il rischio di tumore.

Proprio questo è il punto: nel novembre del 2014 il Comitato NO Carbone Isontino aveva analizzato lo studio di ARIANET, trovandolo poco convincente . Di segiuto riportiamo la presentazione dei nostri commenti alla stampa, lo studio di ARIANET e il relativo articolo publicato da il Piccolo allora.
La domanda che ci sorge spontanea è: come mai un indagine epidemiologica commissionata dalla Regione FVG fonda le sue conclusioni su uno studio pagato da A2A?



Il Piccolo 2014-11-30,
«LO STUDIO SULL’ARIA DI A2A NON È AFFATTO CONVINCENTE»
Lo studio sulla qualità dell'aria a Monfalcone e nel territorio circostante commissionato da A2A, proprietaria della centrale termoelettrica, ad Arianet non risulta del tutto convincente per il Comitato No Carbone isontino. Il comitato, che ha illustrato l'esito del proprio lavoro ieri in una conferenza stampa alla presenza di componenti del Comitato rione Enel, ritiene però di aver individuato alcuni elementi poco convincenti. Anche a fronte delle risultanze dello studio condotto da Arpa Fvg e Dipartimento di scienze della vita sulle concentrazioni di inquinanti rilevate nei licheni. «L'evidente relazione tra picchi di presenza di arsenico e vanadio - ha ribadito ieri il presidente Dario Antonaz -, elementi tipicamente emessi dalla combustisione del carbone, rende la centrale A2A la probabile fonte di inquinamento, anche se ci sono lavorazioni nel territorio che impiegano metalli». Il Comitato osserva innanzitutto come lo studio parta dai dati delle emissioni inquinanti nel territorio per produrre una simulazione in base a un modello matematico che dovrebbe fornire le concentrazioni degli stessi inquinanti a livello del suolo. «I dati di partenza, però, sono quelli rilevati al camino della centrale in continuo per CO2, SO2, NoX, polveri - ha detto Antonaz -, mentre per i metalli pesanti ci sono sette rilevazioni in tre anni. Un numero esiguo, se si considera che partite diverse di carbone possono generare emissioni molto diverse». Per le altre fonti inquinanti, secondo il Comitato No carbone, non vengono riportate misurazioni e «le emissioni sembrano stimate in base a documenti autorizzativi, modelli statistici o simulazioni». La centrale rimane poi, anche per lo studio Arianet, la principale fonte inquinante, ma in base alla simulazione sulla dispersione delle emissioni non è la responsabile della cattiva qualità dell'aria a livello del suolo. «Per noi questa rimane appunto una simulazione», ha obiettato Antonaz a nome del Comitato, sollevando infine il nodo dell'incongruenza dei dati relativi all'anidride solforosa e gli ossidi di azoto rilevati effettivamente dalle centraline Arpa dislocate nel Basso Isontino e quelli della simulazione. «Per l'SO2 la simulazione fornisce valori otto volte inferiori a quanto misurato dalle centraline», ha sottolineato Antonaz. Il documento prodotto dal Comitato No Carbone si conclude citando i dati di Terna relativi al consumo interno lordo di energia elettrica che vedono calare quelli da fonti tradizionali. Chiesto alle amministrazioni locali di supportare il desiderio dell'Università di Trieste di proseguire l'azione di biomonitoraggio attraverso i licheni. Laura Blasich